Dalla nostra vicecaporedattrice Amelia Settele
La storia del diamante Koh-i-Noor e della sua maledizione sono tornate prepotentemente alla ribalta con la morte della Regina Elisabetta II d’Inghilterra.
- SOMMARIO
- Il Koh – i – Noor
- La maledizione
- La storia
I gioielli della Corona Inglese sono tra i più belli e ammirati al mondo. Alcuni di essi nascondono storie affascinati e altrettanto inquietanti. Uno tra questi è senza ombra di dubbio il diamante Koh-i- Noor. Attualmente incastonato al centro della croce maltese della Corona della Regina Madre Elisabetta (1900-2002) – Moglie di Re Giorgio VI, madre di Elisabetta II e nonna dell’attuale Sovrano Carlo III – che la indossò durante la cerimonia d’incoronazione del marito. Il diamante bianco Koh-i-Noor è la parte centrale del gioiello appartenuto a Elisabeth Bowes-Lyon e il suo bagliore cattura gli occhi e riflette la luce, come poche altre gemme al mondo.
Come molti altri famosi diamanti, anche il Koh-i-Noor porta con sé una maledizione che ne rende ancora più ammaliante la storia e rappresenta ancora oggi motivo di contesa tra l’Inghilterra e ben altre quattro nazioni: l’India, il Pakistan, l’Afghanistan e l’Iran.
Il Koh-i-Noor
Koh-i-Noor (in persiano کوه نور, “Kūh-e Nūr”) significa “Montagna di Luce”. Una luce da 105.602 carati. Il suo valore è inestimabile, incalcolabile. Dal 1849 appartiene alla Corona Inglese.
Le origini del diamante sono vaghe e si mescolano tra leggenda e mistero. Ci sono due tesi distinte che si accomunano solo per la datazione – anno 1300 -e il luogo, l’India. Secondo la prima fonte la pietra sarebbe stata letteralmente pescata dal letto di un fiume. L’altra, invece, sostiene che il Koh-i-Noor sarebbe stato estratto nella miniera di Kollur, una delle più celebri miniere diamantifere dell’antica Golconda – nello Stato di Andrha Pradesh. Cito anche una terza ipotesi, ancora più favoleggiante, che ne narra la scoperta grazie al ritrovamento della preziosa pietra da parte di un neonato, il Principe Karna – figlio di Sourja (Dio Sole) e di una Principessa. Leggenda vuole che il piccolo Principe scopritore, lo portò sulla fronte per tutta la vita. Se ne staccò solo quando- durante una battaglia – morì. Dopo la sua dipartita il gioiello scomparve, venne rinvenuto molto tempo dopo da una donna che lo offrì a Shiva.
Da dove provenga o da quanto l’uomo ne ammiri il suo splendore non è dato sapere con certezza assoluta, quello che si può dichiarare con sicurezza è che sin dalla sua scoperta, questo diamante è stato protagonista di anatemi e racconti. Oggetto di scambi tra i potenti della terra tanto da essere conteso, ancora oggi.
La storia che accompagna il diamante e la sua estrema bellezza è costellata d’intrigati passaggi di proprietà che hanno visto “la montagna di Luce” risplendere tra le mani di molti uomini e donne di potere. Al momento è custodito nella Torre di Londra insieme ad altri preziosi, ma prima di arrivare sin lì…ha arricchito la sua lucentezza con un antico anatema.
La maledizione
Secondo la leggenda se a possedere il diamante è un uomo, quest’ultimo può diventare il sovrano del mondo, patendo però grandi sfortune. Invece se ad averlo è una donna, a costei è riservata una fortunata continua e assicurata. E anche questa volta la leggenda un fondo di verità ce l’ha perché, tornando a ritroso nel tempo ogni uomo che ha avuto in suo possesso il Koh-i-Noor ha subìto un infausto destino.
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La storia
Essendo stato per secoli oggetto di brama da parte dei più grandi Sovrani, non è difficile immaginare che abbia avuto molteplici proprietari fino a giungere tra le mani della Regina Vittoria. La sua storia sfiora gli albori del tempo, le prime tracce certe riconducono il diamante al Sovrano Mohammed Babur – fondatore della Dinastia Mogul e discendente di Genghis Khan. La Dinastia Mogul o Mughal (1526 – 1707) è stata la più importante Dinastia Imperiale di religione Musulmana, che governò su gran parte del territorio dell’Asia meridionale. Nel 1526 Il Sovrano Babur entrò in possesso della pietra maledetta come bottino di guerra, sconfiggendo il Sultano di Delhi.
Da allora prese il nome di Diamante di Babur.
Sin da subito la maledizione che si cristallizza tra le mille sfaccettature del Diamante rende concreta la sua influenza sulla storia perché da Babur in poi, i più grandi Sovrani e Sultani Iraniani, Afghani come i Maharaja Indiani hanno ammirato la sua eterna bellezza pagando il prezzo altissimo della maledizione che ha, sistematicamente, colpito tutti loro in un modo o nell’altro.
Un unico diamante, tanti nomi illustri e storie influenzate dal suo sortilegio.
Fino a quando non arrivò tra le mani della Regina Vittoria che ne entrò in possesso nel 1849, durante la conquista della Regione Indiana del Punjab. Il Koh-i-Noor raggiunse la corte inglese dopo un lungo e travagliato viaggio dall’India, dove salpò sul Vascello HMS Medea insieme al giovane Maharaja tredicenne Duleep Singh, che aveva il compito di affidare la preziosa gemma direttamente nelle mani della Sovrana.
Il 3 Luglio 1850 il diamante Koh-i-Noor venne consegnato alla Regina Vittoria.
Nel 1851 venne esposto a Londra, ma alcuni visitatori tra cui lo stesso Principe consorte Alberto, notarono che la pietra sembrava non emanare tutto il suo splendore, ritenendola addirittura tagliata male. Pertanto venne deciso che il gigantesco diamante dovesse subire un importante lavoro di riqualifica, volta a esaltarne la magnificenza. Nel 1852, dopo un’attenta valutazione da parte del gioielliere di corte che sposò l’idea del Principe Alberto, venne ingaggiato il più prestigioso commerciante di diamanti di quel periodo Moses Coster. Il quale inviò alla corte inglese un team di suoi esperti artigiani che lavorarono sulla gigantesca gemma. Venne costruita un’apposita macchina a vapore per il taglio della pietra. Il lavoro durò circa 38 giorni costantemente supervisionato dal Principe consorte e il costo si aggirò intorno alle 8000 sterline. Alla pietra preziosa venne dato l’attuale taglio ovale e anche la Regina Vittoria rimase impressionata dal risultato.
Nel 1853 il Koh-i-Noor, su ordine della Regina, venne incastonato in una tiara insieme ad altri 2000 diamanti (sì, avete letto bene: 2000!). Successivamente nel 1911 venne trasferito su un’altra tiara in platino e diamanti progettata e montata solo per l’incoronazione di Maria di Teck, consorte di Re Giorgio V.
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Il diamante subirà un ennesimo e ultimo trasferimento quando venne incastrato nella Corona della Regina Madre Elisabetta, moglie di Re Giorgio VI e madre della compianta Regina Elisabetta II d’Inghilterra.
Il Koh-i-Noor ancora oggi, risplende lì.
Sarà sicuramente una (strana) coincidenza perché sin dal suo arrivo in Inghilterra, il Koh-i-Noor è stato tramandato solo tra le donne della famiglia reale. E tra le mani delle Regine che si sono succedute, anche l’antica maledizione sembra essersi interrotta lasciando intatta solo la bellezza suprema di questo diamante che cela in sé i fasti di Regni lontani e di un passato carico di opulenza e mistero.
Fonti:
- Harper Bazar: “La storia maledetta del diamante Koh-i-Noor, tra i gioielli più preziosi della Corona Inglese”
- Wikipedia: “Koh-i-Noor (diamante)”
- Diamant-gems.com: “Diamante Koh-i-Noor”
- Fashion network: ”L’India rivuole da Londra il Koh-i-Noor”
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Ciao, mi chiamo Amelia Settele! Amo viaggiare, leggere e scrivere. Cito una frase di Tiziano Terzani – uno dei miei scrittori preferiti – perché mi rappresenta tantissimo: Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla.
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