→ Nonostante sia una parola tipicamente russa il suo significato non ci coglie impreparati: Disinformatia, ovvero l’arte della disinformazione come strumento di guerra

Disinformatia

disinformare l’opinione pubblica interna ed esterna è la miglior arma a disposizione?

Stando a quanto è accaduto con l’invasione russa in Ucraina sembrerebbe proprio di dover rispondere in modo affermativo e senza esitazione alla domanda se la disinformazione è la miglior arma a disposizione di un governo senza scrupoli.

Per onestà di cronaca occorre ricordare che da sempre i governi usano l’arma della disinformazione per manipolare le folle e renderle più servili ai propri scopi, sia che si tratti dei propri cittadini, sia che si faccia riferimento alle persone che vivono in altri stati.

Fin dai tempi dell’Unione Sovietica l’allora governo comunista investiva notevoli quantità di denaro e di risorse per creare disinformazione nel mondo occidentale, affinché l’URSS fosse vista con occhi positivi dagli eurpei e dagli americani, ma soprattutto per mettere in luce le pecche dei sistemi democratici occidentali, logori e corrotti, secondo la propaganda del tempo.

Occorre tener presente che mentre le democrazie liberali devono soggiacere al controllo della stampa indipendente e dunque hanno comunque un limite per le loro azioni “scorrette”, le dittature e le autocrazie hanno margini di manovra ben più ampi, sopratutto al loro interno.

Se potessimo fare un sondaggio fra tutti i cittadini russi, specialmente quelli meno istruiti e quelli più lontani dai centri cittadini di Mosca o San Pietroburgo probabilmente scopriremmo che gran parte degli intervistati sarebbero davvero convinti che l’intervento russo in Ucraina è stato fatto per evitare che l’Ucraina stessa invadesse la Russia e dunque giustificherebbero le azioni di Putin senza grossi problemi.

Va da sé che pensare all’Ucraina che invade la Russia farebbe ridere anche i polli, come si suol dire, ma se le informazioni che arrivano ai cittadini sono a senso unico, filtrate e addomesticate allo scopo, e questo avviene da anni in un grande progetto di disinformazione, ecco che allora l’impensabile diventa possibile se non addirittura probabile.

Persino nel mondo occidentale abbiamo avuto casi eclatanti di presunti intelletturali, politici, esperti militari o aspiranti tuttologi della geopolitica che sciorinavano tesi improbabili per giustificare l’intervento russo in Ucraina e hanno raccolto non poche adesioni, specialmente, ancora una volta, fra le fasce di popolazione meno pronte a un’analisi critica delle tesi fornite senza alcun supporto a riprova.

Ovviamente, parlando del conflitto ucraino, anche i difensori, gli ucraini stessi, hanno operato almeno in parte disinformazioni, celando numeri e dati sensibili sull’esercito, sulle perdite, sugli obiettivi, sui reali movimenti di truppe, oltre a dipingere il nemico come il male assoluto, ma almeno a loro parziale discolpa vi è il fatto che sono stati invasi e che devono difendere il suolo patrio.

Gli altri, i russi invece, devono ancora spiegarci le vere motivazioni della loro brutale aggressione!

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