(@metastasioprato) → Dal 1 al 4 dicembre 2022 presso il Teatro Fabbrichino di Prato appuntamento con Non tre sorelle, liberamente non ispirato a un’opera di A. Cechov, scritto da Francesco Alberici ed Enrico Baldaldi.

METASTASIO PRATO

Prato

Teatro Fabbrichino

dal 1 al 4 dicembre 2022

NON TRE SORELLE

liberamente non ispirato a un’opera di A. Cechov

scritto da Francesco Alberici ed Enrico Baraldi

Dopo le anteprime estive ai festival Kilowatt e Inequilibrio da giovedì 1 a domenica 4 dicembre debutta in PRIMA ASSOLUTA al Teatro Fabbrichino NON TRE SORELLE, uno spettacolo “liberamente non ispirato a un’opera di A. Cechov”, scritto da Francesco Alberici e Enrico Baraldi, che ne firma anche la regia, prodotto dal Teatro Metastasio di Prato con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, recentissimo vincitore del premio Associazione Nazionale Critici di Teatro (feriali 20.45, sabato 19.30, domenica 16.30).

Lo spettacolo avrebbe dovuto debuttare nel 2020 come un adattamento di Tre Sorelle di Cechov (nell’ambito del progetto triennale per giovani registi DAVANTI AL PUBBLICO, di cui Baraldi ha vinto il bando) e, accostando alcuni brani originali di Cechov alle personali esperienze biografiche di un gruppo di attori e attrici, scendere a fondo nei temi principali dell’opera – lo scorrere inesorabile del tempo, l’impossibilità di realizzare i desideri – interrogandosi sul senso che ha mettere in scena un classico oggi.

Ma la pandemia ha bloccato le prove, l’attesa del debutto e il tempo sospeso hanno sottoposto a continue rielaborazioni il lavoro e mutilato il cast di alcune presenze. Le prove sono potute riprendere solo a febbraio 2022, durante lo scoppio della guerra in Ucraina. Il senso dello spettacolo è allora cambiato: tre attrici ucraine, scappate dal proprio paese dopo l’invasione e giunte in Italia grazie al progetto di accoglienza Stage4Ukraine, affiancano ora due attrici italiane per riflettere su cosa significhi recitare Cechov, principe degli autori russi, ora che la Russia è un paese invasore che ha scatenato una guerra nel cuore dell’Europa.

Nel 1900, anno esatto in cui scrive Tre Sorelle, Cechov inaugura il secolo con una domanda: come sarà la vita dopo di noi? (Versinin, atto II). Cechov nasce in un territorio di confine con la Crimea, ricorda le vicende della guerra e instilla nei suoi personaggi un patriottismo verso la Russia (“tutta la russia è il nostro giardino” dice Trofimov nel Giardino dei Ciliegi). Ma ci mette in guardia, dalla perdita del senso e del ricordo – che senso ha ricordare? (Irina, atto I). Masa, Irina e Olga, tre donne, provano in tutti i modi a ricomporre la loro famiglia e la loro patria, Mosca da cui si sono separate, e che diventa il simbolo della felicità che non riescono a raggiungere, che non raggiungeranno mai. Accanto a loro, Cechov mette in scena dei militari russi, abbandonati nella remota periferia in attesa di essere spostati su qualche fronte, che si domandano se la vita dopo di loro sarà più felice, se non ci saranno più guerre e se finiranno le pene dell’uomo grazie al suo sforzo di migliorarsi, o se al contrario, ogni sforzo è inutile, tanto alla fine non cambia nulla, e la vita resterà sempre una sofferenza.

NON TRE SORELLE mette a confronto queste parole, questi personaggi, con lo sguardo e i corpi di tre attrici scappate dalla guerra – Natalia Mykhalchuk, Julia Mykhalchuk, Anfisa Lazebna, accanto a due attrici italiane – Susanna Acchiardi e Alice Conti. Partendo dall’opera cechoviana, in scena vive un materiale drammaturgico nuovo, frutto di una coralità di vite, sofferenze, testimonianze e anime che prendono voce, e si intrecciano le storie che ciascuna donna ricostruisce di sé, il racconto della fuga dalla guerra, delle morti, del dolore, del teatro che diventa pericoloso e della voglia di recitare comunque. E ancora, riflessioni sulle tre protagoniste Masa, Irina e Olga e su che cosa significhi oggi “sognare Mosca” e, citando Irina, che senso abbia ricordare…

Quello cheavrebbe dovuto essere una “rilettura” del capolavoro cechoviano è diventato uno spettacolo sull’impossibilità di metterlo in scena, su quanto le circostanze della vita incidano sulle scelte artistiche, su quanto cambi lo sguardo sull’arte a seconda del corso della storia. Un modo complesso, tra metafora, poesia e profondità psicologica, di affrontare a teatro l’opposizione alla Russia d’oggi e il valore di un grande classico della letteratura teatrale russa, in una continua vibrazione di verità e insieme di respiro poetico.

Spettacolo in italiano, inglese, ucraino e russo, con sopratitoli in italiano e ucraino

BIGLIETTI DA 10 A 15 EURO

TUTTE LE INFO SU www.metastasio.it

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