“Terrestri d’estate”, bis di spettacoli: “Thioro” del Teatro delle Albe e “Non abbastanza vicino” de La Piccionaia. Venerdì 20 luglio nel Giardino dell’Astra la storica compagnia di Ravenna con il suo Cappuccetto Rosso senegalese e il Centro di Produzione teatrale vicentino con lo studio della nuova produzione di Carlo Pressotto con Umberto Pizzolato.
Ringraziamo l’Ufficio Stampa per averci segnalato questo evento.
Venerdì 20 luglio nel Giardino dell’Astra la storica compagnia di Ravenna con il suo Cappuccetto Rosso senegalese e il Centro di Produzione teatrale vicentino con lo studio della nuova produzione di Carlo Presotto con Umberto Pizzolato.
“TERRESTRI D’ESTATE”, BIS DI SPETTACOLI: “THIORO” DEL TEATRO DELLE ALBE E “NON ABBASTANZA VICINO” DE LA PICCIONAIA
Alle 18 aperitivo internazionale con Progetto Giovani Vicenza. In chiusura la proiezione del documentario “Ubu buur” sull’esperienza in Senegal della compagnia ravennate.
Quarto giorno di “TERRESTRI D’ESTATE”, il festival urbano itinerante curato da La Piccionaia nell’ambito di “L’estate a Vicenza”. Due gli spettacoli in programma per venerdì 20 luglio nel Giardino dell’Astra: il primo, “THIORO”, versione senegalese di Cappuccetto Rosso firmata nientemeno che dal Teatro delle Albe (ore 19); il secondo, lo studio di “NON ABBASTANZA VICINO”, di Carlo Presotto e Umberto Pizzolato, nuova produzione La Piccionaia sul tema del conflitto contemporaneo (ore 21.30). Fin dalle 18, come sempre, Giardino aperto con “HAPPY BARCO”, il bar estivo della Cooperativa Insieme, che ospiterà per l’occasione l’aperitivo internazionale “WORLD WIDE VICENZA” a cura di Progetto Giovani Vicenza con i ragazzi residenti in città per il servizio di volontariato europeo. In chiusura, la proiezione del documentario del Teatro delle Albe “UBU BUUR” che racconta l’esperienza della compagnia in Senegal (ore 22.30).
“L’estate a Vicenza” è un progetto del Comune di Vicenza realizzato con il sostegno di AIM Gruppo e in collaborazione con Theama Teatro, Stivalaccio, Ensemble e La Piccionaia.
“THIORO” si ispira a quella che è una delle fiabe europee più popolari al mondo, la cui origine rimane un’incognita, con variazioni sullo stesso tema ritrovate non solo nel folklore europeo ma anche nella tradizione del Lontano e Medio Oriente e in Africa. Lo spettacolo del Teatro delle Albe è una reinvenzione di Cappuccetto Rosso dal respiro africano, con la savana al posto del bosco e la iena Buky al posto del lupo. In scena Adama Gueye e Fallou Diop, attori e musicisti, e Simone Marzocchi, compositore e trombettista, intrecciano le parole con musica, suoni e ritmi europei e africani. Un mix di lingue, strumenti e mondi per un viaggio immaginifico e bruciante attraverso l’Africa. Lo spettacolo, scritto da Alessandro Argnani, Simone Marzocchi e Laura Redaelli, nasce dal progetto delle “Albe afro-romagnole”: un importante percorso teatrale, sociale e culturale iniziato nel 1988 con l’ingresso nella storica compagnia ravennate di alcuni griot senegalesi, che ha portato alla nascita in Senegal della compagnia Takku Ligey con cui l’attore Mandiaye N’Diaye ha creato un’alternativa di lavoro e di vita per i giovani del suo villaggio. Dopo la scomparsa di Mandiaye N’Diaye nel 2014, la relazione è proseguita con Diol Kadd e gli attori della compagnia senegalese, fino alla produzione, oggi, di “THIORO”.
Si ispira invece ad una citazione di quello che è stato forse il più importante fotografo di guerra della storia – Robert Capa, che scriveva “If your picture aren’t good enough, you’re not close enough” – il titolo dello spettacolo de La Piccionaia, in scena alle 21.30. “NON ABBASTANZA VICINO”, che verrà presentato sottoforma di studio in attesa del debutto del prossimo autunno, affronta il tema della narrazione del conflitto contemporaneo e lo fa a partire da una figura, quella dell’operatore umanitario, che vive oggi una crisi profonda, con gli ospedali diventati obiettivi militari e le farmacie e gli ambulatori sistematicamente distrutti e saccheggiati. Lo spettacolo nasce infatti dall’inedita collaborazione tra l’attore e regista Carlo Presotto, che ne firma anche la drammaturgia, con Umberto Pizzolato, 20 anni di esperienza come operatore umanitario in zone di conflitto con Medecins Sans Frontieres. Un artista e un operatore umanitario, dunque, che si guardano l’un l’altro e si riflettono in alcune domande: cosa ci faccio qui? Perché lo faccio? Chi me lo fa fare? Chi non me lo fa fare? Chi sono i cattivi? Chi sono i buoni? A cosa serve quello che sto facendo? Qual è la giusta distanza tra l’umano e il non umano? Si può guardare l’orrore in faccia senza diventare complici di una pornografia della sofferenza? E con lo strumento del Silent Play, grazie anche alla collaborazione di Paola Rossi e Davor Marinković e al soundscape originale di Andrea Cera, coinvolgono i partecipanti in questa riflessione: “Perché ‘teatro’ – spiegano – deriva dal greco ‘theàomai’, che significa osservare con intenzione per cogliere il significato di qualcosa in una maniera che provoca una trasformazione in chi guarda. La guerra contemporanea è diversa da quella del passato. Tramontata la rappresentazione degli scontri tra eserciti, riposta nell’armadio come un abito fuori moda (nonostante i colpi di coda nel teatro nord-coreano) la minaccia della apocalisse nucleare, e dopo Uganda, Somalia, Balcani e Siria, la guerra si diffonde oggi in una galassia di forme che tracimano da un Paese all’altro, da un conflitto all’altro, e che sfuggono alle rappresentazioni semplificate in buoni e cattivi, in vinti e vincitori. Bisogna cercare nuove forme, nuove metafore per rimettere oggi in scena la guerra. È una fatica che il teatro deve assumersi per contrastare l’anestesia collettiva provocata dalla bulimia di immagini in cui viviamo”.
In chiusura (ore 22.30) la proiezione di “UBU BUUR”, il documentaro del Teatro delle Albe che racconta la genesi della versione senegalese di “Ubu re” della compagnia ravennate. Attraverso le interviste radio di Mandiaye N’Diaye si sviluppa l’intero arco delle vicende di Ubu, maschera simbolo, nel teatro del ‘900, di un potere universalmente stupido e violento. I momenti di prova e quelli dello spettacolo si mescolano alle immagini della savana e del Senegal, restituendo l’esperienza vissuta dalla compagnia nel villaggio di Diol Kadd, dove l’acqua la si prende dal pozzo, l’elettricità non c’è, ma Dioniso, il dio del teatro, si mostra nella sua esuberante energia.
Biglietti: “Thioro”: € 8 interno / € 5 ridotto under14; “Non abbastanza vicino”: € 8 (posti limitati, prenotazione consigliata); proiezione: ingresso libero.
In caso di maltempo gli spettacoli si sposteranno all’interno del Teatro Astra; per gli altri eventi consultare il sito www.teatroastra.it.
Il programma di “TERRESTRI D’ESTATE” è scaricabile dal sito www.teatroastra.it
Informazioni, prenotazioni e prevendite: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 – Vicenza; telefono 0444 323725, info@teatroastra.it, www.teatroastra.it