di Mirtilla Amelia

Restano poche tracce di Kikisoblu, più comunemente conosciuta come Princess Angelina, figlia maggiore del grande Capo Seattle, leader della tribù dei nativi americani Suquamish e Duwamish. Ma non per questo la sua storia non può essere raccontata.

La più famosa discendente del Capo Tribù va ricordata per la forza e la tenacia che l’hanno accompagnata per tutta la vita. Che l’hanno portata sino alla fine, a non piegarsi al dominio dell’uomo bianco, restando fedele a se stessa e al suo popolo.

Anche se la “fame del tempo” ha inghiottito moltissime informazioni utili per ricostruire questo racconto, nulla m’impedisce di mostrarvi le sue foto che rimandano l’immagine di quella che sembra a tutti gli effetti una dolce nonnina dal volto rugoso. Le labbra segnate dal tempo e piccoli occhi neri dai quali si ammira uno sguardo fiero di chi non teme niente e nessuno. Spesso ritratta o fotografata con un foulard rosso in testa e molti indumenti a coprirla.

Il primo ritratto che le venne fatto, per il quale guadagnò un dollaro per il disturbo, divenne quello più famoso. E venne scattato dal famoso fotoreporter Franck LaRoche nel 1893 circa.

LaRoche è stato un fotografo capace di creare attraverso i suoi scatti un vero e proprio testamento d’immagini dei nativi americani.

Ma il frammento di vita mitizzato dalla fotografia ci accompagna verso la vera storia di questa donna.

Kikisoblu, la storia di una principessa

Kikisoblu nasce intorno al 1820 a Lushootseed – nei pressi di quella che è oggi la moderna città di Seattle, nello Stato di Washington.

Figlia del grande capo Tribù Seattle (è proprio da lui che prende il nome la città americana) e la sua prima moglie. La primogenita di Capo Seattle, viene presentata al mondo col nome indigeno Kikisoblu. La sua indubbia bellezza si manifesta sin dalla più tenera età.

Il padre stringe rapporti di amicizia con alcuni colonizzatori. Uno su tutti sarà David Swinson “Doc” Maynard e rimarrà particolarmente vicino a lui e alla sua famiglia. Infatti Catherine la seconda moglie di Maynard ribattezzerà la primogenita di Capo Seattle dichiarando: «Tu sei una donna troppo bella per portare in giro un nome come quello, e io ora ti battezzo Angeline».

A suo avviso il nome d’origine di Kikisoblu era troppo difficile e poco consono alla sua bellezza. Mentre il nuovo nome “studiato” da Mrs Maynard era certamente più semplice da ricordare e più adatto alla bellissima ragazza.

Successivamente venne avvicinato al nome il titolo di “Principessa”. Sia in onore del suo status di “figlia del Capo Nativo”. Sia per il suo comportamento dignitoso e pieno di coraggio che accompagnò Kikisoblu nella sua lunga e non facile vita.

Kikisoblu, una principessa in bilico tra due mondi

Per Kikisoblu tutto si complicò nel 1855 quando il governo degli Stati Uniti d’America autorizzò il trattato di Point Elliot. Un documento che obbligava gli indiani Duwamish ad abbandonare le proprie terre per ritirarsi in riserve dedicate, costringendo di fatto moltissimi nativi ad andarsene.

Tutti ma non Kikisoblu-Angelina, che si rifiutò categoricamente di trasferirsi in altri luoghi e lasciare la propria terra, le proprie origini, la propria identità.

La città che portava il nome del suo amato padre sarebbe rimasta l’epicentro dell’esistenza della Principessa Angelina.

Kikisoblu andò a vivere da sola in una capanna sul lungomare cittadino. Lavorò senza sosta come lavandaia per i coloni e incrementò le sue entrate creando dei tipici cestini indiani da vendere la sera al mercato.

Una vita sicuramente non facile, in bilico tra due mondi e due culture profondamente diverse l’una dall’altra.

Col passare del tempo, il suo particolare vestiario e il tipico foulard rosso in testa, la resero un simbolo della città. Si convertì al Cattolicesimo e quando morì il 31 Maggio del 1896, i cittadini di Seattle le organizzarono un funerale solenne. Il suo corpo fu deposto in una bara a forma di canoa e seppellito – per esplicita richiesta di Kikisoblu – accanto al suo caro amico pioniere Henry Yesler.

La forza di questa donna e la sua incredibile capacità di affrontare con orgoglio e tenacia le avversità della vita l’hanno resa un vero simbolo di resistenza e resilienza.

Alcuni anni dopo la morte di Kikisoblu, la sua abitazione venne distrutta. Ora, poco distante da quel luogo, sorge un bellissimo mercato dei fiori nel quale, da qualche tempo, il fantasma di Princess Angelina sembra apparire a molti turisti. Infatti molti affermano di vedere, sul bordo della strada che costeggia il mercato, una donna anziana intenta a intrecciare cestini. Il capo coperto da un foulard rosso, sorride e li osserva.

I commercianti rassicurano gli avventori che dichiarano di averla vista, narrando loro la storia di Kikisoblu e del suo profondo attaccamento alla terra natia dalla quale neppure il suo spirito riesce a distaccarsi.


Mirtilla Amelia

Ciao, mi chiamo Mirtilla Amelia! Amo viaggiare, leggere e scrivere. Cito una frase di Tiziano Terzani – uno dei miei scrittori preferiti – perché mi rappresenta tantissimo: Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla.


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